13.2.06

Lettera alla rivista “No Limits”

Gentile redazione, siamo due studentesse della facoltà di Scienze della Comunicazione della Sapienza di Roma: Daniela Cinque e Chiara Codino. Siamo venute a conoscenza di “No Limits”grazie al corso di sociologia della metropoli curato dalla professoressa Valeria Giordano e siamo rimaste positivamente impressionate dal vostro progetto che si impegna ad affrontare con grande sensibilità ed attenzione la realtà dei disabili.

Durante il corso gli studenti frequentanti si sono impegnati a scrivere “un lemma”che descrivesse un aspetto della metropoli e noi due, senza esserci messe d’accordo, ci siamo trovate ad affrontare il tema del disagio sociale. Vorremmo dunque offrire un nostro piccolo contributo ed augurare tanta fortuna ad un così coraggioso progetto. Le nostre riflessioni si sono orientare più precisamente verso le “barriere” (Daniela) ed i “rifiuti” (Chiara).

Barriere
Barriera:“cancello, steccato che chiude un fosso o segna un confine”fig.“difficoltà,impedimento,ostacolo”

Un cancello può essere aperto o chiuso. Il confine segna un inizio ed una fine contemporaneamente. Compito di una società civile è abbattere le barriere architettoniche perché la loro presenza alimenta la discriminazione all’interno di una società sempre più attenta al superfluo ed indifferente al necessario. Le barriere, inoltre, possono essere quelle del razzismo, del pregiudizio e dello stereotipo; qualsiasi tipo di discriminazione rappresenta un cancello chiuso.
Un’offesa, un insulto, un inganno, una violenza fisica o psicologica, innalzano una barriera tra noi e l’altro.
Vincere ogni forma di barriera è la grande sfida che la società moderna deve essere in grado di accogliere.

Rifiuti
L’esigenza di consumare cose fresche, buone, è necessaria; l’immaginario di chi abita la metropoli vuole nutrirsi di sempre nuovi stimoli.

“Sotto la denominazione di rifiuti si intende comunemente l’insieme delle sostanze derivate da attività umane o cicli naturali abbandonate o destinate all’abbandono”

In mezzo ai rifiuti della società metropolitana ci sono anche uomini che sono stati espulsi, ripudiati, non-accettati, respinti e poi dimenticati. L’immondizia, le scorie, gli umori vengono nascosti sotto terra, nelle buste, in bidoni e cassonetti, negli angoli delle strade, sui marciapiedi a riposare nell’attesa che scompaiano del tutto alla vista, ma non ci si può liberare del loro odore caratteristico che entra comunque nelle case e impregna gli ascensori. Consumiamo le cose, le persone in modi alternativi riciclandole compresi noi stessi e dovremo presto imparare a convivere tra ri-fiuti ri-fiutati.

1.2.06

Kinderkom: navigazione sicura!

Kinderkom: navigazione sicura!
da:
http://www.raramente.net/ - il cantiere della comunicazione

Speciale di Daniela Cinque, Chiara Codino



Il 20 maggio 2005 si è svolta a Venezia una giornata di riflessione, "Internet e minori: navigazione sicura" promossa da CORECOM VENETO e KINDERKOM.
Il rapporto che bambini e adolescenti hanno con i mezzi di comunicazione è sicuramente complesso: diamo la voce a Patrizia Adamoli, il direttore scientifico di Kinderkom

Che cosa accade alle nuove generazioni con l'uso delle Tecnologie?
In realtà non è facile dirlo... però sicuramente possiamo dire che, essendo l'uomo un animale in via evolutiva tutto ciò che lo circonda e tutto ciò in cui è immerso incide sulle sue modificazioni. Quindi sicuramente i bambini di adesso sono bambini che nascono con la tecnologia a casa... televisiva, di comunicazione, di cellulari... e questo certamente cambia la loro modalità percettiva e rivoluziona il loro mondo cognitivo. Che cosa poi questo porta e produca?! Lo scopriremo.In questo momento c'è la necessità da parte del mondo adulto di accogliere queste modificazioni... non come dei limiti da parte dei bambini e dei ragazzi che spesso, per questo loro diverso modo di comportarsi, vengono bollati per bambini ipercinetici con disturbi del comportamento, che vengono limitati come all'interno di gabbie comportamentali che non afferiscono ad un tipo di educazione numerico alfabetico... e non di un linguaggio tecnologicamente avanzato... La sfida secondo me adesso diventa questa: dare agli adulti la voglia di diventare accoglienti nei confronti di questi nuovi bambini in modo da dare a questi nuovi bambini la possibilità di esprimere al meglio le loro potenzialità. Patrizia Adamoli

Quali sono gli obiettivi di quest'ultima edizione di Kinderkom?
Questo anno il tema principale è quello della "sicurezza in rete", della cura del bambino nell'esposizione della nuova tecnologia. L'ennesima sfida, la "profezia" è quella di riuscire a progettare degli interventi di media educazione e di educazione dell'adulto per accorciare il digital divide che si è andato a creare tra le nuove generazione e quelle più adulte. Per digital divide chiaramente intendo anche difficoltà nella comunicazione. Patrizia AdamoliNelle precedenti edizioni di Kinderkom di quali tematiche si era parlato? E quali mete sono state raggiunte?Riprendendo il lavoro fatto negli anni scorsi faccio dei brevissimi accenni... noi abbiamo trattato del problema della comunicazione di guerra e dell'impatto della comunicazione di guerra sui minori praticamente quasi in simultanea a quello che è accaduto con le due torri e la guerra dell'Iraq. I ragazzi si sono trovati subissati da queste immagini e da questi reportage... appunto... sulla guerra! Abbiamo poi affrontato il discorso di alcune patologie come anoressia e bulimia riferendo queste patologie in relazione all'imitazione di modelli sociali, ....soprattutto le ragazze cercano di avere determinate fattezze: guardano molta televisione... nasce lì il mito della bellezza divina che comporta una scorretta alimentazione. Il comportamento mentale e quello psicologico si modificano.Un grande risultato è il fatto che in Italia siamo arrivati ad avere un codice di autoregolamentazione, un comitato di garanzia tv e minori e, poi, un comitato di garanzia internet e minori un paio di anni dopo... rispetto a quando noi ne abbiamo parlavamo come problema e come necessità. Un altro obiettivo è stato quello di parlare di internet perché ci rendevamo conto in chiave profetica che era importante parlare di internet quando ancora tutti parlavano solo di televisione. Anche su questo un risultato istituzionale è stato raggiunto... Patrizia Adamoli

RaraMente.net ha avuto l'occasione di relazionarsi anche con Don Fortunato di Noto, membro del comitato di garanzia Internet e Minori e promotore dell'associazione onlus METER al quale abbiamo posto qualche domanda.

Quale è il ruolo dei comunicatori nella rete e cosa possono fare per migliorare il mondo...
"Innanzi tutto bisogna comprendere cosa sta dietro la rete. E cosa sta dietro la rete?
L'uomo nella sua interezza. E quindi la rete diventa comunicazione vera, autentica e mezzo di solidarietà di pace e di fratellanza, perché no, di sviluppo, di democrazia e di economia. Il problema non risiede nella rete in sé, la macchina comunicativa ha dei suoi meccanismi ben precisi, coinvolge da informazioni più o meno vere: il problema è chi fa la comunicazione. Allora è possibile vivere una rete solidale, sociale nel momento in cui chi è preposto a far sì di creare percorsi di comunicazione abbia una coscienza retta e la capacità di servire l'uomo e di servire la verità." Don Fortunato di Noto

Don Fortunato di Noto nel suo intervento della giornata ha parlato poi del fenomeno della normalizzazione del linguaggio pedofilo, così ci siamo fatti spiegare meglio di che si tratta...
"La normalizzazione del linguaggio deviante è ormai oggetto di studio, anche di studenti di Scienze della Comunicazione. Con l'associazione METER abbiamo studiato il linguaggio della devianza soprattutto per quando riguarda la pedofilia e la pedopornografia... una parola, un vezzo e un acronimo, che il lettore guarda, può dire tutto e non può dire niente... La cosa che inquieta è quando il soggetto deviato utilizza linguaggi che sono nella cultura, linguaggi normali. Per esempio utilizzare l'Ave Maria e ritrovarla nel forum delle donne pedofile che sottolineano che la madonna ha amato i bambini, suo figlio e quindi giustificano se stesse perché amano i bambini..." Don Fortunato di Noto

Abbiamo infine chiesto a Don Fortunato di Noto cosa ne pensa della possibilità di affidare direttamente ai bambini degli “spazi” da gestire autonomamente, ad esempio all’interno di un programma televisivo o radiofonico, in modo da renderli protagonisti attivi dell’universo mediale...
“Se questo accadesse io assegnerei un premio Nobel...perché se tutto ciò accade diventa veramente una concretizzazione di un diritto fondamentale del fanciullo... Credo che forse in questo campo la rete, come anche la comunicazione, potrebbe dare un apporto in più, sotto la guida di maestri della vita e non di commercianti della vita. Credo che oggi, se ci sono bambini capaci di fare tutto questo, è necessario che abbiano maestri, perché maestri che insegnano cose banali e stupide per ore intere ai bambini fanno un grave danno e peccano gravemente... La comunicazione oggi, lo sappiamo tutti, é diventata un grande potere: il potere di saper dare dignità agli uomini, il potere di poterli degradare fino alle estreme conseguenze. Che ben vengano i programmi dei bambini gestiti dai bambini e che ben venga una Rete Internet gestita dai bambini stessi!” Don Fortunato di Noto

Consapevoli della complessità e della delicatezza di alcuni argomenti, ci siamo lanciati nell'intervista ad un'esperta, la psicoterapeuta Masal Pas Bagdadi...

Secondo lei perché i bambini sono così attratti dalle tecnologie? Forse perché queste vanno a colmare quegli spazi affettivi che mancano ai bambini?
Intanto sono attratti perché è affascinante, perché coinvolgono e sono eccitanti, ma sicuramente anche perché colmano spazi affettivi causati dall'assenza dei genitori... e siccome sono molto comodi, anche i genitori gli permettono di stare davanti alla televisione ore ed ore e i piccoli poi si sentono onnipotenti, dominano loro la scena. Invece con un genitore è diverso perché un genitore dice di "No". Però penso che la parte affettiva ha a che fare con questo crescente interesse e soprattutto... i bambini sono più soli, si sentono soli affettivamente e il computer, ad esempio, fa sentire meno soli. Prima i bambini, quando giocavano, parlavano a voce alta per non sentirsi soli... non se avete mai visto i bambini fare queste cose... anche in passato con i soldatini. E' una cosa curiosa perché la solitudine spaventa l'uomo da piccolissimo. Un bambino neonato per esempio quando si sente solo piange, poi con un bacio smette di piangere, perché sente il corpo... Masal Pas Bagdadi

Riguardo la solitudine di questi bambini, quali sono le dinamiche per cui le nuove tecnologie creano solitudine. E' colpa del mezzo, dei contenuti o di entrambi? Quale è il modo migliore per avvicinare i media ai bambini... fargli comprendere i messaggi... senza creare in loro delle nuove paure, senza allarmismo?
Quello che penso comunque è che i mass media, come qualsiasi situazione reale di angoscia, di pendenza necessitano di adulto mediatore... ma che cosa significa mediatore?! Vuol dire che si può parlare con i bambini sia individualmente che in gruppo, per vedere cosa hanno recepito di quei messaggi che gli arrivano; nel momento che si sa quello che hanno percepito e quello che pensano, che paure hanno... bisogna dargli delle risposte adeguate. Si può anche impedire, dare limiti.. dare limiti è sempre una protezione, anche se in quel momento... lui piange, si agita, non vuole ed è arrabbiato perché i limiti fanno soffrire un po'... ma se è una sofferenza a fin di bene, che lo difende da situazioni che per lui possono essere devastanti, crear confusione... prendiamo la sessualità che si vede in internet, angoscia me che sono persona adulta, che ho visto tante cose nella mia vita... queste cose creano confusioni: non si sa più cosa è permesso, cosa è normale, anormale. Infondo un bambino, un'adolescente, una "persona in costruzione" può andare in confusione, si crea confusione... Ho visto troppi ragazzi che erano angosciati e confusi e piano piano si staccavano dalla realtà, che volevano morire, che smettevano di studiare, che marinavano la scuola... cominciano a pensare alla droghe e alle bugie Masal Pas Bagdadi

Tirando le somme, il momento più interessante della giornata ha riguardato la lectio magistralis di Reuven Feuerstein, il fondatore ICELP International Center for The Learning Potential: non si può nascondere un po' di emozione nell'ascoltare i bei pensieri di questo signore anziano che non si è mai stancato di difendere i bambini, perché non esistono individui che non sono in grado di apprendere: ci sono solo cattivi insegnanti poco pazienti...

La manifestazione ha ospitato anche il primo convegno nazionale dei ragazzi: internet e le nuove tecnologie, tuttavia non c'è stato un vero e proprio dialogo tra i giovani presenti come si era sperato, più che altro sono stati presentati alcuni lavoretti dei ragazzi. La qualità delle presentazioni non è stata molto alta, ma il clima venutosi a creare ha dato visibilità ai temi cari ai promotori del convegno promuovendo qualche riflessione.

15/06/2005

17.11.05

Inter-viste

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